Compie un anno il primo progetto di welfare generativo su larga scala della provincia di Cuneo voluto da Fondazione NoiAltri
Buon compleanno «Officina del possibile»! Sta per compiere un anno il primo progetto di welfare generativo sul larga scala della provincia di Cuneo promosso da Fondazione NoiAltri Onlus che ha preso forma in via Matteotti 32. Un progetto per un nuovo modello di welfare in cui non è più lo Stato a dare dall’alto e “a pioggia” a chi ha bisogno, ma dove ognuno fa la sua parte rimettendo in circolo, rigenerando: beni, tempo, energie, sogni… Un modello in cui lo scarto può diventare risorsa, e dove le cose come le persone trovano nuove strade. È tutto questo l’Officina del possibile, e molto altro. Ma come genera possibilità? Attraverso quattro spazi, quattro realtà: Bottega23, Oltrestore, Magazzinodeldono e Piazza della Fiducia e della Reciprocità. Curiosi di saperne di più? Un buon motivo per partecipare alla festa di compleanno, sabato 1° aprile (vedi programma). Sarà una mattinata di discussione e di restituzione, di confronto e di nuove partenze. Verranno infatti presentate le proposte per il nuovo anno, come il mercatino dei mobili “rigenerati” che prenderà forma ogni sabato nella piazza dell’Officina.
Bottega23
La bottega (gestita dalla cooperativa Il Ramo) si occupa di rimettere in circolo abiti usati, scarpe e oggetti per la casa anche grazie ai molti volontari (fra cui disabili, svantaggiati, ex detenuti…) che operano nel capannone di via Sasso, dove avvengo le fasi di recupero e rigenerazione. “Il bilancio dal punto di vista sociale è positivo – dice Maurizio Bergia -. La sfida ora è far comprendere alle persone che il nostro è un vero negozio dove acquistare cose belle, utili e a basso prezzo. Solo così riusciremo a pagarci le spese, dando opportunità lavorative a persone svantaggiate. Venite per donare, ma soprattutto venite per acquistare. Lancio un appello ai giovani, infine: da noi ci sono capi firmati – anche – a prezzi stracciati”.
Oltrestore
È il negozio dell’«oltre», gestito dalla cooperativa Il Viandante. Un luogo dove i sogni prendono forma. Dove i mobili, come gli oggetti, vegono trasfigurati e cambiano pelle: una porta si fa tavolo, dei cassetti un tavolino, dei pallet creano fioriere, un confessionale diventa un teatro dei burattini… Tutto questo grazie alla creatività di Marco Levrone, degli operatori, dei volontari e dei disabili (fisici e psichici) che si danno da fare nel piccolo-grande laboratorio. “Il progetto è molto più educativo che commerciale – commenta Maurizio Ovidi -, tuttavia tutti gli oggetti esposti in negozio sono in vendita e sostengono inserimenti lavorativi. Inoltre adesso che è stato donato un furgone all’Officina possiamo finalmente procedere all’attività degli sgomberi, che ci sta a cuore”.
Magazzino del dono
Un emporio alimentare per aiutare le famiglie bisognose della Diocesi, voluto dalla Caritas. Ogni giorno si alternano le varie parrocchie, e i loro assistiti, inviati dai centri di ascolto. Un sistema informatico controlla le donazioni, le “borse”. Per i vestiti invece ci sono i buoni donati in collaborazione con la Bottega23: “Un buono da 10 euro, lo si paga 3 euro. Non è gratis, perché è giusto responsabilizzare”, dice Bergia. “È importante far tornare a camminare le persone con le proprie gambe – commenta Nino Mana -, questo per noi è l’obbiettivo più grande. Il nostro Magazzino vorrebbe essere solo un supporto in un momento di difficoltà con la speranza che la situazione difficile si possa risolvere”.
Piazza della Fiducia
Tutte le realtà passano dalla Piazza, gestita dalla Fondazione NoiAltri Onlus (fondazione costituita dalla Diocesi e dalla Fondazione Crf tre anni fa, che racchiude 17 organizzazioni sociali del territorio). “È stato un anno positivo – dice il presidente Giuseppe Beccaria -. Tanti eventi, tante iniziative e altrettante in cantiere. Un modo per coinvolgere sempre di più la città, il territorio e i nostri fondatori in questo ambizioso e importante progetto”.
Buon compleanno di cuore, allora, Officina del possibile. Cento di questi giorni, e cento e più ancora di queste mani tese.